Read
← Back to IdeasIntervista: RiGeneration Now - Roberta La Selva
Raccontiamo in presa diretta, attraverso la voce e il vissuto dei manager, come settori, business e aziende stanno guardando avanti per cogliere nelle inevitabili difficoltà del momento le chiavi di lettura del futuro che ci attende e che dobbiamo costruire tutti insieme. Una rigenerazione della quale dobbiamo essere tutti protagonisti e che Manageritalia vuole contribuire a delineare.
Come è stato l’ultimo anno per il mondo della comunicazione?
«Un anno difficile, come per tutti. Un anno fatto di cambiamenti e svolte senza ritorno che determinano un nuovo corso per il mondo della comunicazione, corso non per forza negativo, anzi. Uno su tutti: gli investimenti digital che superano quelli classici, televisione in testa. Un’accelerazione importante per il comparto digitale con crescite da gestire soprattutto su e-commerce, social e influencer marketing. Rimane comunque un anno durissimo, e molto faticoso, un anno di tagli e perdite che hanno richiesto tanta energia per resistere e per pensare sia all’oggi che al domani nello stesso tempo».
Cosa avete fatto per gestire questa crisi economica e sanitaria?
«Prima di tutto abbiamo cercato di stare il più vicino possibile alle nostre persone, dando segnali forti e sostenendole nei momenti più complessi. L’agenzia è stata un riferimento sempre presente ed empaticamente al fianco di tutti coloro che quotidianamente danno tantissimo e che in questo periodo hanno dovuto dare, se possibile, di più. Solo con team veramente coesi e motivati si può riuscire a contrastare una crisi di questa portata. Abbiamo imparato insieme a lavorare in una nuova modalità, e insieme abbiamo cercato di condividere ogni momento di difficoltà e celebrare ogni conquista. E poi abbiamo lavorato sui numeri e sui costi, cercando in tutti i modi riduzioni che ci permettessero di avere un po’ di ossigeno in più. Infine abbiamo dialogato moltissimo con i clienti, più di prima. Cercando di mitigare l’ondata di panico che generava richieste tempestive e di costruire piani che prevedessero anche una visione a medio termine e non solo reazioni al momento contingente».
Qual è stato il ruolo del management?
«Gestire gli impatti inaspettati con solida competenza e contributo pratico trasversale. La sensibilità sul business ma anche sulle risorse dell’agenzia è stato un valore fondamentale per restare a galla e gestire le emergenze. In Ogilvy il management è fatto da persone che si rimboccano le maniche e agiscono, come tutti gli altri. Io personalmente, da ceo, mi sono ritrovata a supportare i più giovani entrando nei progetti, come avrei fatto 10 anni fa. Ci siamo reinventati come guida operativa. Ha funzionato».
Come guardate al futuro?
«Con ottimismo. E tantissima voglia di ripartire. La crisi ci ha spinti verso un cambiamento che in un certo senso ci ha già rafforzati. L’abbiamo vissuta e la stiamo vivendo insieme: ci sentiamo più forti e più uniti e più preparati ad affrontare le sfide del futuro».
La crisi ha portato e/o porterà cambiamenti nel modello di business, strategie, organizzazione nella vostra azienda e in generale nel vostro settore…?
«Certamente. Abbiamo lavorato sull’agilità di processo, sulla semplificazione e sulla velocità, orizzontalizzando maggiormente la struttura e facendo in modo che la condivisione e lo scambio fossero parole d’ordine per il lavoro di ogni giorno. Ognuno può sempre dare il proprio contributo. Anche su aspetti non direttamente legati alle proprie competenze dirette».
La digitalizzazione è uno dei driver della ripresa e del futuro: per voi cosa significa e cosa farete?
«Per noi significa vedere la luce in fondo al tunnel. Ogilvy è una struttura dalle alte competenze digitali che abbiamo ulteriormente rafforzato e che implementeremo ulteriormente nei prossimi mesi, lavorando su team che accolgano nuove competenze e nuovi ruoli, a partire da quelli strategici, per arrivare alle nuove frontiere dell’innovazione».
E la sostenibilità?
«La vediamo sempre più, anche dall’esperienza sui nostri clienti, come un tema concreto su cui lavorare. Non è più una leva strategica, ma diventa oggi più che mai una spinta per azioni concrete. Le marche inseriscono il tema nei loro piani di sviluppo, i consumatori partecipano e rispondono positivamente a tutte le iniziative che hanno la sostenibilità al centro. E noi siamo contenti di poter contribuire concretamente alla salvaguardia del nostro pianeta».
Vi aspettate un cambiamento dei vostri clienti, dello scenario competitivo… e come?
«Più che aspettarsi un cambiamento, stiamo lavorando per costruire un cambiamento che metta al centro il mercato italiano. Sostenere in questo momento il “sistema Italia” è fondamentale. La nostra strategia vede come risposta un buon movimento di brand italiani che decidono di appoggiarsi a strutture autorevoli e multidisciplinari, comprendendo l’esigenza di investire oggi nel futuro, con partner in grado di costruire strategie che includano sia il momento in cui viviamo ma anche e soprattutto il momento in cui ne usciremo».
Qual è oggi e quale sarà in futuro il ruolo del management?
«È e sarà sempre lo stesso: ruolo di guida e di visione chiara. Senza quest’ultima è difficile capire anche cosa potrà succedere domani».
Quando e come uscirete e usciremo da questo pandemonio?
«Dai dati si legge che torneremo alla situazione pre-Covid tra il 2023 e il 2025. Ma se parliamo di quando ne usciremo, io credo che ne stiamo gradatamente uscendo».